10,00€
A cura di Laura Medda
Prima edizione giugno 2020
Realizzazione editoriale: Domus de Janas
Con questo volume si completa la prima sezione di un importante progetto riguardante la sistemazione dei materiali conservati presso l’archivio personale di Faustino Onnis. In linea di continuità con la precedente pubblicazione Il mestiere di poeta sardo: il catalogo del fondo librario Faustino Onnis (2018), si rintracciano in questo apparato le direttrici strutturali e contenutistiche delle carte relative al complesso documentario appartenente al poeta selargino, già sottoposte a processo di digitalizzazione ma in attesa di un’adeguata catalogazione archivistica. Poeta e studioso delle tradizioni isolane, profondo conoscitore della cultura sarda e instancabile promotore di importanti iniziative, Faustino Onnis emerge in maniera viva dai materiali presenti all’interno dell’apparato documentario e accompagnati da una sezione introduttiva della curatrice. Dal ricco palinsesto archivistico sono stati isolati alcuni nuclei rappresentativi e prevalentemente inediti, qui riprodotti in originale, alternativamente a fedeli soluzioni di trascrizione rispetto ai manoscritti custoditi tra le carte personali. Con i versi de La sera, si apre un eterogeneo apparato documentario che raccoglie alcune tappe significative della vicenda intellettuale e artistica del poeta: dagli scritti giovanili risalenti agli anni Quaranta alla grande stagione del Premio di poesia sarda “Città di Ozieri”, dalle corrispondenze alla meravigliosa avventura culturale de “S’ischiglia”. Lungo l’asse del tempo, si dispongono alcune linee che trascinano piccole nicchie di materiali giornalistici, manifesti di convegni, appunti e interviste, a formare un mosaico capace di rappresentare i diversi intrecci storico-culturali dei quali Faustino Onnis fu protagonista, insieme ad altre importanti personalità con le quali ebbe modo di entrare in relazione. Di particolare rilievo, il centro vitale di queste pagine, costellate da versi mai pubblicati e puntellate dai colori di quelli ormai noti, nei quali Faustino Onnis non mancò di sperimentare il suo sardo campidanese. Lingua dell’infanzia e dell’intera vita destinata a cullare le sue perdas, amatissima voce della terra che sempre difese, onorandola come sensibile detentore di un’immensa ricchezza, suono e armonia dei versi che attraversarono la sua esistenza fino a quell’ultima soglia che ancora accoglie con mano tremante il mistero della poesia.
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